Va ormai molto di moda la cultura nerd e l’immaginario orientale in generale. Da fenomeno per pochi, ormai, il mondo dei fumetti e dell’animazione orientale fa parte della cultura di massa tanto quanto il suo corrispettivo americano. Abbiamo sempre più presente prodotti come One Piece, Naruto, Dragonball e altri che hanno fatto parte dell’infanzia televisiva di molti. Spesso è facile confondersi tra i termini e non capire di cosa si stia parlando. Soprattutto con parole oscure di origine giapponese, ci vuole pochissimo a fare confusione, tra termini come “manga”, “anime”, “shonen” ecc. Cerchiamo di capire qualcosa di più.
Va ormai molto di moda la cultura nerd e l’immaginario orientale in generale. Da fenomeno per pochi, ormai, il mondo dei fumetti e dell’animazione orientale fa parte della cultura di massa tanto quanto il suo corrispettivo americano. Abbiamo sempre più presente prodotti come One Piece, Naruto, Dragonball e altri che hanno fatto parte dell’infanzia televisiva di molti.
Spesso è facile confondersi tra i termini e non capire di cosa si stia parlando. Soprattutto con parole oscure di origine giapponese, ci vuole pochissimo a fare confusione, tra termini come “manga”, “anime”, “shonen” ecc. Cerchiamo di capire qualcosa di più.
Cosa sono gli anime
Partiamo dall’argomento con cui sicuramente chiunque di noi ha più dimestichezza: gli anime. Anime viene da “animation”, ovvero animazione in inglese e indica i prodotti appunto di animazione giapponesi. Hanno origine storica probabilmente nel teatro Kamishibai del XII secolo, che usava rotoli e bobine per narrare storie e nelle lanterne magiche giapponesi, una delle prime forme di proiezione di diapositive, tramite vetrini posti davanti alla fonte luminosa. Il termine anime invece viene utilizzato solo a partire dagli anni ‘70.
Gli anime fanno parte della vita di noi italiani da prima che culturalmente venissimo a scoprire come si chiamassero. Si pensi alla programmazione pomeridiana di Italia Uno, quando guardavamo Hamtaro, Doraemon, Detective Conan e Dragon Ball. Sono tutti anime che grazie alle sigle di Giorgio Vanni e Cristina D’Avena hanno avuto un impatto fondamentale nel nostro immaginario collettivo.
Nella diffusione in Italia vi sono stati però numerosi problemi e incomprensioni. In Giappone, infatti, la concezione dei cartoni animati come prodotto unicamente per bambini non esiste. È infatti comune a tutte le fasce d’età guardare prodotti di animazione e, anzi, i diversi anime sono caratterizzati secondo criteri demografici: ci sono gli anime per ragazzi e ragazze universitari, per bambini, per giovani adulti e per persone anziane. Sono diversi quindi nei generi e nel pubblico a cui si rivolgono. Tutti guardano anime.
In Italia, invece, il pubblico dei cartoni animati, almeno fino a qualche anno fa, era ancora relegato alla categoria dei bambini e dei giovani ragazzi. Questo ha comportato una serie di censure e di cambiamenti nelle tematiche di alcuni anime più adulti come, ad esempio, Sailor Moon.
Questo fenomeno sta però cambiando e adesso anche i giovani adulti, cresciuti con gli anime, stanno proseguendo nella visione cambiando i propri gusti. Pensiamo solo a quanto ricco sia il catalogo anime della piattaforma Netflix, con show adatti a tutte le età e di diversi generi, come ad esempio la serie di avventura fantasy Attack on Titan (L’attacco dei giganti), gli horror di Junji Ito e film di animazione di Hayao Miyazaki dello Studio Ghibli.
Le storie degli anime, però, non sono quasi mai opere originali ma sono adattamenti dei meno conosciuti manga corrispondenti, dai quali gli anime sarebbero tratti.
Cosa sono i manga
La parola “manga” ha origini controverse ma ciò che è certo è che si tratta di fumetti, fumetti per noi giapponesi. In Giappone, invece, indica qualunque tipo di fumetto senza distinzioni come “graphic-novel”, “fumetti a puntate”, distinzioni tipiche invece della nostra cultura.
I manga si differenziano dai fumetti cosiddetti occidentali principalmente per l’aspetto grafico, in quanto le storie raccontate sono varie. Oltre allo stile di disegno che solitamente rispetta un canonico immaginario grafico nipponico, è curiosa l’impaginazione. I manga si leggono infatti al contrario, ovvero dall’ultima pagina (nella quale compare il titolo), alla prima. Anche le vignette, all’interno di ogni pagina, andranno quindi lette da destra verso sinistra.
Così come gli anime anche i manga sono diversi per generi e tipo di pubblico tanto da generare delle vere e proprie categorie editoriali con dei nomi ben specifici.Shonen, ad esempio, sono i manga indirizzati a un pubblico giovane e maschile. Naruto e One Piece sono Shonen.
Solitamente i manga vengono pubblicati periodicamente in riviste specializzate e, solo dopo aver raggiunto un grande successo, riuniti in un unico grande volume chiamato tankobon.
Differenze e somiglianze
Sebbene, come abbiamo detto, le storie degli anime siano direttamente ispirate a quelle dei manga relativi, le storie non sono sempre identiche.
Spesso, infatti, si critica agli anime il fatto che tendano a produrre una quantità eccessiva di puntate rispetto a quelle che davvero sarebbero necessarie, tendendo a creare puntate riempitive che non aggiungono niente alla storia, solo per fare numero.
Abbiamo tutti ben in mente le infinite scene di corsa di Holly e Benji o la durata eccessiva dei combattimenti di Dragon Ball che andavano avanti per puntate intere.
Nonostante tutto, sia manga che anime, sono entrati di diritto nella nostra cultura e stanno avendo un successo clamoroso. Non è raro infatti trovare siti fornitissimi in cui acquistare o cercare manga anche in Italiao, come abbiamo detto, trovare una grande quantità di anime su tutte le piattaforme streaming.
Sicuramente un fenomeno di massa interessante destinato ad andare avanti per molti anni a venire.